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UE | Data di decorrenza: Dal 2024 per l’anno finanziario 2023

Direttiva per la rendicontazione societaria sulla sostenibilità

La direttiva per la rendicontazione societaria sulla sostenibilità (CSRD) è una riforma normativa determinante, introdotta dalla Commissione europea con l’obiettivo di migliorare il panorama delle rendicontazioni non finanziarie. È volta a estendere in modo significativo l’attuale direttiva sulle rendicontazioni non finanziarie (NFRD), ampliandone il campo di applicazione, rendendo più stringenti gli obblighi di rendicontazione e integrando la sostenibilità nella corporate governance.

Quali aziende ne sono interessate?

La CSRD coinvolge una vasta portata di aziende, pari a quasi dieci volte il numero di aziende coperte dalla NFRD: include circa 50.000 aziende all’interno dell’UE e altre 10.000 con sede al di fuori dell’UE. Inoltre, il campo di applicazione non si limita ad aziende quotate in borsa. Le entità, di varie categorie, indipendentemente dal fatto che operino individualmente o come parte di un gruppo consolidato, possono essere soggette a questi obblighi di rendicontazione.

Quando è necessaria la rendicontazione?

Le tempistiche di rendicontazione variano a seconda del tipo di entità. Le entità classificate come “grandi imprese” con titoli quotati su un mercato regolato dall’Unione Europea e che contano più di 500 dipendenti, nonché le imprese soggette alla NFRD, nel 2024 dovranno redigere un rapporto, da pubblicare entro il 2025. Per le altre grandi aziende, la scadenza delle rendicontazioni è fissata al 2025, mentre la pubblicazione dei rapporti al 2026. Gli obblighi di rendicontazione per le imprese più piccole scatteranno un anno più tardi, mentre le aziende con sede al di fuori dell’UE dovranno presentare i rapporti tramite le loro filiali europee nel 2028 e pubblicarli entro il 2029.

Quali sono gli obblighi di rendicontazione chiave?

La CSRD apre nuovi orizzonti in termini di obblighi di rendicontazione, sia rispetto alla NFRD, di cui prende il posto, sia rispetto ad altre direttive nazionali già esistenti. Tali obblighi si ispirano al principio di “doppia materialità”, secondo il quale alle aziende viene richiesto di riconoscere non solo le sfide di sostenibilità rischiose per le proprie operazioni, ma anche l’impatto ecologico e sociale globale generato dalla propria attività. Gli argomenti trattati comprendono tematiche ambientali, come il cambiamento climatico, l’inquinamento e la biodiversità; tematiche sociali, riguardanti i dipendenti e i lavoratori della catena del valore; e tematiche di governance, quali l’etica d’impresa e le pratiche di pagamento dei fornitori
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Le aziende devono stilare un rapporto in linea con gli standard richiesti, che dipendono dall’ubicazione dell’impresa, dalla sua dimensione e dal settore in cui opera. Alcuni di questi, come gli standard europei di sostenibilità (ESRS), sono già stati definiti; altri, sono ancora in fase di sviluppo.